Quella riportata è solo una delle tante lettere di pari tono e contenuto. Denotano che gli organi competenti non conocono nè la normativa vigente in materia di invalidità e di handicap, nè la normale prassi delle Commissioni di accertamento. Come è noto nel nostro Paese convivono due modalità di accertamento: una per l'handicap e una per l'invalidità. Sono diverse fra loro, ma in questo caso hanno in comune l'elemento della permanenza dello stato invalidante.La Legge 104/1992 afferma che "è persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva (...)". Ovvio che chi è in possesso del certificato ex art.3 della Legge 104/1992 ha una invlidità permanente.La Legge 118/1971 considera invalidi civili le persone affette "da minorazioni congenite o acquisite, anche a carattere progressivo". Altrettanto ovvio che anche chi è in possesso di questo certificato per definizione ha un' invalidità permanente.L'annotazione della rivedibilità, se non è temporalmente superata, non può quindi incidere sulle definizioni che stanno alla base delle due certificazioni.La rivedibilità è una pratica ampiamente diffusa che le Commissioni adottano per verificare nel tempo la progressività o il mutamento delle situazioni di handicap o di invalidità, ma che non mette in discussione la permanenza delle minorazioni.