La normativa per le piscine pubbliche o private destinate all'attività sportiva è ampia e investe tutti gli ambiti, incluso quello dell'accessibilità.La legislazione in materia di piscine destinate a strutture ricettive presenta molte lacune.Esiste infatti un Accordo Stato Regioni del 16/01/2003 che ha inteso dare una disciplina uniforme alla materia demandando alle Regioni la legislazione in materia di piscine pubbliche, private ad uso pubblico e condominiali, specificando la competenza delle regioni a deliberare sulle piscine delle strutture private con propri atti specifici, con peculiari modalità applicative anche in via transitoria, nel rispetto delle esigenze di sicurezza ed igiene.Solo alcune Regioni hanno recepito l'atto, Regione Emilia Romagna, Regione Toscana, Regione Lombardia, Regione Marche, Repubblica di San Marino e Regione Umbria. Quando si fa riferimento a piscine di strutture ricettive cade ogni riferimento all'accessibilità da parte di persone con disabilità ma questo non significa che non ci sia tutela.La necessità di dare accessibilità a queste strutture è chiaramente espressa dalla Legge 104/92 legge quadro per l'integrazione delle persone disabili, precisamente agli articoli 23 e 24:Art 23 Rimozione di ostacoli per l'esercizio di attività sportive, turistiche e ricreative. - 1. L'attività e la pratica delle discipline sportive sono favorite senza limitazione alcuna.E al comma 5 specifica5. Chiunque, nell'esercizio delle attività di cui all'articolo 5, primo comma, della legge 17 maggio 1983, n. 217, o di altri pubblici esercizi, discrimina persone handicappate è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da lire un milione a lire dieci milioni e con la chiusura dell'esercizio da uno a sei mesi. L'articolo 24 della stessa rafforza4. tutte le opere realizzate negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico in difformità alle disposizioni in materia di accessibilità e di eliminazione delle barriere architettoniche, nelle quali le difformità siano tali da rendere impossibile l'utilizzazione dell'opera da parte delle persone handicappate, sono dichiarate inabitabili e inagibili. Il progettista, il direttore lavori il responsabile tecnico per gli accertamenti per l'agibilità o l'abitabilità, il collaudatore, ciascuno per la propria competenza, sono direttamente responsabili. Essi sono puniti con l'ammenda da lire 10 milioni a lire 50 milioni e con la sospensione dai rispettivi albi professionali per un periodo compreso da uno a sei mesi. Ciò detto, in mancanza una legislazione precisa non resta che rifarsi alle norme dettate dalle buone prassi e agli standard dimensionali contenuti nel d.m. 236/89.